Myriam Jael Riboldi [ETOLOGA RELAZIONALE]

 

L’etologia recentemente ha cominciato ad accettare un fatto che dovrebbe modificare radicalmente l’approccio umano verso gli animali. Gli animali si mostrano capaci di esprimere una vasta gamma di qualità legate all’intelligenza e in generale ad una mente cognitiva, ma anche complesse ed intense vite sociali ed emotive. Da un certo punto di vista questo punto viene comunemente preso nella giusta considerazione solo quando ci occupiamo di cani e gatti, ma raramente riusciamo a trasferire queste riflessioni nei confronti di altri animali con i quali non sperimentiamo convivenze e contatti continuati. Nel caso degli animali selvatici dobbiamo affidarci agli etologi, che ci raccontano la vita e i comportamenti degli animali attraverso libri, immagini e video. La questione che vorrei mettere al centro delle mie considerazioni riguarda nello specifico questi aspetti e quindi ‘il senso’ che possiamo attribuire all’esperienza durante una visita in uno zoosafari come quello di Ravenna, tenendo presente che sono i bambini i maggiori fruitori e ‘clienti’.

Trascorrere una giornata in questo tipo di struttura è in grado di contenere le informazioni e le emozioni necessarie per orientare la nostra relazione con gli animali nella direzione del rispetto, dell’ammirazione, della conoscenza reale della vita degli animali?

Questa esperienza ci aiuta a comprendere gli aspetti che sono indispensabili per entrare in empatia con il mondo animale al fine di sviluppare la responsabilità necessaria per un mondo in cui uomini e animali convivano e condividano questo pianeta?

Per poter rispondere a queste domande dobbiamo innanzitutto valutare se in queste strutture vengono rispettati i bisogni primari degli animali: un rifugio adeguato, cibo e acqua e il rispetto del loro spazio vitale. Questi aspetti sono la prima ‘conditio sine qua non’, senza la quale è impossibile cominciare a confrontarsi.

Come ho accennato, dal mio punto di vista non sono però gli unici aspetti da prendere in considerazione e tantomeno i più importanti. Il punto che vorrei approfondire riguarda i bisogni etologici di ogni specie detenuta. Per affrontare questi aspetti in termini pratici è necessario prima di tutto conoscere le ‘esigenze etologiche’ delle singole specie, così come le dinamiche relazionali tra specie diverse. Il benessere di questi animali è strettamente legato alla qualità delle esperienze che vivono, in termini di possibilità di espressione della loro natura. I predatori dovrebbero poter ‘predare’, le prede dovrebbero poter trovare rifugio se avvistano un predatore –  il che in termini pratici significa non vedere i propri predatori naturali nel recinto confinante. Gli animali che vivono in gruppi stabili o famiglie dovrebbero avere garantita la continuità delle loro vite relazionali, gli animali che segnano i territori dovrebbero avere ‘territori da marcare’, le specie che si corteggiano attraverso comportamenti ed esibizioni ritualizzate dovrebbero avere lo spazio e le condizioni per esprimersi…

Insomma, le esigenze etologiche delle specie sono qualcosa di davvero complesso ma fondamentale perché gli animali possano esprimere la propria natura; l’unica ragione per vivere una vita che sia degna di questo nome.

Chi si occupa di questi aspetti nella fase di progettazione, realizzazione e gestione di queste strutture?  Abbiamo una concezione abbastanza parziale di cosa significhi socialità se riferito ad animali non umani e tendiamo a liquidarla con l’idea di animali che stanno insieme’. Socialità e stato emotivo negli animali sono strettamente correlati e riguardano prima di tutto lo sviluppo corretto dei cuccioli – intesi come futuri adulti equilibrati. Crescere in un gregge o in un branco ma anche vivere in uno stormo o in una famiglia, non si riduce a mettere degli animali insieme, ma implica consentire che gli animali possano sperimentare le dinamiche che regolano il gruppo, i legami famigliari e le strutture sociali oltre che l’insieme dei comportamenti relazionali, le forme di collaborazione e competizione e le situazioni che creano disagio e conflitti. La comunicazione tra animali della stessa specie e in particolare nelle specie fortemente sociali –  come elefanti, antilopi, giraffe, canidi, molti felini e tanti altri presenti animali presenti nello zoo safari di Ravenna –  è un processo che comincia con il gioco fra cuccioli e continua con tutte le interazioni che avvengono all’interno del gruppo in cui essi crescono. Durante lo sviluppo fisico, emotivo e comunicativo dei giovani individui nella propria famiglia o nel proprio gruppo, si negoziano le regole di convivenza sulla base delle qualità individuali e sociali più evolute quali fiducia, altruismo reciproco, empatia, correttezza, equità… Proprio durante  la vita in un gruppo si stabiliscono quindi tali regole e la maggior parte dei comportamenti che fanno di un animale quello che realmente è, nel rispetto della sua natura.

Una giornata trascorsa in una struttura come uno zoo safari è in grado di trasmettere questo tipo di messaggio riguardo alla vita degli animali che si incontrano durante la gita?  La verità è che troppo spesso tutte queste conoscenze vengono ignorate. Talvolta gli animali vengono fatti riprodurre e poi gli individui vengono scambiati (in nome della conservazione) con altre strutture oppure vengono semplicemente ‘spostati’ – come in una specie di scambio di figurine.

Questo modo di considerare gli animali oggi va superato.

Solo se ci decidiamo a riconoscere l’importanza dell’individualità, in quanto sviluppo della vita sociale ed emotiva di ogni singolo animale, sarà possibile cominciare a muoversi verso un modo di relazionarci agli animali ricco e rispettoso.

Solo una visione complessiva e realistica di come vivono, cosa provano, come si relazionano gli animali è in grado di fornirci, come esseri umani, una forma di contatto emotivo con loro.

Una visita di qualche ora, dentro un’automobile, cosa dovrebbe comunicare di tutto ciò di cui abbiamo parlato?

L’immagine di un elefante è certamente eccitante per un bambino, ma quale forma di reale conoscenza, di consapevolezza e di responsabilità rimarrà come marcatura di quell’incontro?

L’empatia è la qualità umana che ci apre la strada verso l’animale. L’empatia ci indirizza verso la giusta modalità per entrare correttamente in contatto con un animale. Ma l’empatia necessità di verità, di conoscenza e di reale comprensione.